di Elena Novati
Ho incontrato Christine Cogez Marzani per discutere della coesistenza di due aspetti fondamentali nella vita degli individui: la salute e la centralità di ciò di cui ci nutriamo. Il tema è il vino naturale e il suo legame con la salute e le abitudini alimentari delle persone.Â
Christine vive in Italia da diversi anni ma è parigina (è nata nel quartiere di Montparnasse) ed è la pioniera dell’esportazione di vini naturali italiani in Francia. Dopo gli studi nel campo della sociologia si è avvicinata al mondo delle grandi catene alberghiere americane, ma la sua passione per l’enogastronomia e l’incontro con il marito italiano l’hanno portata ad aprire un ristorante emiliano a Parigi e a dare il via alla sua sfida: proporre unicamente vini naturali italiani nel suo locale. Non è stato facile riuscire a trovare vini italiani che fossero genuini e digeribili, così come non era facile riuscire a bere buoni vini italiani in Francia, ma la curiosità ha guidato Christine alla ricerca di prodotti che fossero diversi da quelli presenti sul mercato. La svolta è arrivata grazie all’incontro con un importatore toscano, durante una degustazione in un quartiere popolare di Parigi: per la prima volta non si trattava di vini italiani provenienti da cantine sociali o cooperative, ma di prodotti provenienti da aziende vinicole differenti, capaci di portare sul mercato un vino molto più simile a quello buono che Christine aveva imparato a bere nei bistrot parigini. Inizia così, 13 anni fa, l’avventura di Vini di Vignaioli-Vins de Vignerons, una manifestazione a cui partecipano vignaioli italiani e francesi che producono vino naturale e che ha sede a Fornovo (PR), con eventi itineranti in tutta Italia (tra cui Milano, nel febbraio 2014 e il prossimo marzo 2015 con l’evento LiveWine).
Christine racconta di quello che rappresenta per lei il legame tra vino, salute e cultura; spiega innanzitutto come deve essere un vino naturale: un vino fatto con l’uva, solo con l’uva. Si parla spesso di vino naturale ma spesso si fa confusione o si intende qualcosa di diverso a seconda della zona di appartenenza. In Francia, racconta Christine, «l’Associazione della Vinificazione Naturale (AVN, precedentemente Association des Vins Naturels) si è trovata dinanzi a non pochi problemi relativi all’ambiguità del termine stesso: naturale, per quanto possa sembrare semplice, dà adito a numerose interpretazioni. Ecco perché è necessario che la stessa AVN costituisca un proprio disciplinare per definire i criteri che un vino dovrebbe rispettare per essere buono come noi lo intendiamo».
Per Christine, un vino naturale è un vino senza l’aggiunta di solfiti: queste sostanze servono per riuscire a conservare meglio una bottiglia, ma se ne può fare a meno se in vigna si rispettano regole che seguano i cicli della natura; ecco perché un vino naturale è un vino innanzitutto sano. Un altro importante distinguo è quello tra lieviti indigeni/autoctoni e lieviti selezionati: non si può parlare di vino naturale se si utilizzano lieviti selezionati (ovvero aggiunti al mosto e creati in colture selezionate in laboratorio, al contrario dei lieviti indigeni presenti direttamente nell’uva utilizzata in fermentazione). Tutte queste attenzioni rivolte al ciclo di produzione del vino partono ovviamente da come si tratta la vigna. Jule Chauvet è uno dei primi riferimenti per Christine, se si tratta di parlare di salute legata al tema del vino, in quanto fu il primo a dare il via a questa cultura del naturale. Chauvet era un chimico, quindi conosceva bene i possibili utilizzi di alcune sostanze, sia in vigna che durante la produzione del vino, ma proprio per questo motivo desiderava bere esclusivamente vino naturale; è importante ricordare quello che affermava rispetto alla cultura del vino: «Se non volete utilizzare lieviti industriali, curate e coccolate la vostra vigna». La salute passa dunque dalla vigna, ancor prima che dal processo di produzione post raccolta: se in vigna si utilizzano diserbi chimici, si è già lontani dall’idea del naturale.
La terza caratteristica di un vino naturale (dopo l’assenza di solfiti aggiunti e l’uso di lieviti indigeni/autoctoni) è la presenza di un padrino, ovvero un altro vignaiolo naturale, che possa certificare l’effettiva aderenza del prodotto ai canoni AVN,«per creare una vera a propria rete». L’8 marzo ci sarà l’assemblea AVN, in occasione della quale verranno decretate le linee guida del regolamento necessario per dichiarare di essere vignaioli naturali (livelli delle sostanze, metodi di lavorazione ecc…).
Christine ci tiene a sottolineare che si dovrebbe «accompagnare il vino, piuttosto che farlo»; questa frase spiega molto bene la filosofia dei vinificatori naturali, perché designa esattamente il loro ruolo nella produzione del vino: «seguono i ritmi della natura standole accanto, senza forzature». Ciò che si fa alla vigna si ripresenta nel vino e negli organismi umani. Voler bene al territorio, significa portare sulle tavole un prodotto che vada oltre l’essere piacevole, perché è sano e non provoca effetti collaterali. Negli ultimi anni vi è stata una crescita di pubblico, spesso molto giovane, verso il mondo del vino naturale; questa tendenza è un bene perché rimanda a una maggior consapevolezza rispetto a ciò di cui ci nutriamo e alla ricerca continua di genuinità e gusto. La stessa ricerca messa da Christine in tutto il lavoro che continua a portare avanti con passione e dedizione.